Un tè con Elena Massari

Il suo punto forte? La pura e semplice femminilità. Elena Massari, nuova designer di Ferrara, mixa nelle sue creazioni la passione per il cinema, l’arte, la letteratura e naturalmente la moda. In ogni collezione c’è un pizzico di sè stessa. Noi abbiamo voluto curiosare nel suo cammino e capire come il suo sogno è divenuto realtà.

S.B. Qual’è stato il tuo percorso di studi?

E.M. Sono diplomata in lingue. Ho lavorato dieci anni in una società di assicurazioni e durante gli ultimi due anni in cui mi trovavo lì, ho deciso di iscrivermi ad un corso di modellistica sartoriale industriale in una scuola privata di Ferrara. La mia insegnante, Lorella Tinaglia, seguiva il metodo dell’Istituto Burgo di Milano. All’inizio, non ho preso questa cosa molto sul serio, poi ho iniziato ad appassionarmi e alla fine ho deciso di buttarmi.

S.B. Com’è nata l’idea di creare un brand?

E.M. Mentre frequentavo la scuola, una mia amica mi ha suggerito di fare una vera e propria collezione. All’inizio avevo solo il profilo su MySpace dove pubblicavo le mie creazioni. Poi ho fatto un bilancio della situazione, cosi ho depositato il marchio “Elena Massari” ed ho aperto la partita IVA. Ora stò collaborando con modellisti e sarti di grande esperienza ed avendo la passione per i cappelli, ho avuto la fortuna di conoscere una modista con una decennale conoscenza del settore che mi ha aiutata a realizzare i bozzetti. Insomma io seguo tutta la parte dei disegni, della scelta dei tessuti e dello stile.

S.B. Sappiamo che ti ispiri agli anni ’20 e ’30. Secondo te non è rischioso portare avanti un solo mood?

E.M. Sono partita con una collezione di pochi pezzi. La prossima sarà più vasta, dalle linee semplici ma sempre con molta attenzione al dettaglio. Credo ci debba essere un fil rouge che ti identifichi e crei equilibrio stagione dopo stagione. Quello che disegno mi rappresenta totalmente. Non seguo le tendenze. Sono convinta che la coerenza paga.

S.B. Fai molto riferimento al cinema. Come il movimento Fluxus unisci più arti come appunto moda e cinema. Ti rispecchi in questa corrente?

E.M. Decisamente. Ho tratto molta ispirazione dal cinema muto,dai romanzi di Agatha Christie e dai film di Woody Allen. Sono stati i miei punti di riferimento per la prima collezione che ho presentato al concorso “Who’s Next?” a Parigi,lo scorso anno. Poi visto che stiamo parlando dell’unione di più arti,ho intenzione di all’estire un piccolo show room o home gallery dove ogni tanto organizzerò qualche evento al quale chiamerò a partecipare piccoli gruppi di persone per poter parlare di pittura,fotografia,cinema,ecc. Durante queste occasioni mostrerò anche delle piccole collezioni di nicchia realizzate con materiali vintage. Mi interessa particolarmente poter interagire con artisti di vario tipo.

S.B. A proposito di “Who’s On Next?”, raccontaci di questa esperienza. Cosa è cambiato dopo aver partecipato?

E.M. Sicuramente è stata un’esperienza molto bella che mi ha dato l’opportunità di farmi conoscere anche a livello internazionale. E’ una fiera gigantesca e per qualcuno che vuole iniziare è un ottimo trampolino di lancio. Dal punto di vista organizzativo mi ha fatto capire come poter gestire un cliente,ma anche cosa può voler dire esporre sé stessi,vendere il proprio lavoro agli altri. Dopo aver partecipato al concorso ,ho avuto l’opportunità di esportare i miei capi in Spagna e Francia. Ha cambiato completamente la mia vita.

S.B. Ultima domanda. Cosa pensi del Sistema Moda Italiano?

E.M. Secondo il mio modesto parere,purtroppo in Italia la moda è molto influenzata dalla televisione e dai magazines più commerciali,che hanno una grande influenza sul pubblico. In questo modo vengono proposti dei modelli di gusto che tendono a chiudere le possibilità a chi ha delle proposte diverse. Per esempio,anche le piccole boutique che potrebbero acquistare marchi nuovi,non hanno il coraggio di osare e continuano a proporre solo ciò che sanno di poter sicuramente vendere. All’estero invece,soprattutto nel nord Europa,sono molto più innovativi e curiosi. Comunque sono fiduciosa perchè nelle fiere nazionali ed internazionali stanno iniziando ad aprire molte più porte ai new designers.