Il punto di vista di Sanni Restuccia

Sanni Restuccia, buyer e consulente d'azienda, ci concede il suo punto di vista riguardo le tendenze del futuro e di come, alcuni avvenimenti, possano influire sulla moda.

Un buyer, ma anche un consulente d’azienda, Sanni Restuccia è una figura professionale del Fashion System a 360°.

Le competenze maturate negli anni in questo settore portano Sanni a dar vita, insieme al suo collega Andrea Rossi, a uno studio associato, il FASHION SALES CONSULTING; un progetto che si propone di andare alla ricerca costante di ciò che è “nuovo”, attraverso lo studio delle ultime tendenze in fatto di prodotti, tecniche commerciali, nuove partnership e ovviamente moda, con uno sguardo attentissimo al mercato estero.

“Nascerà una nuova tendenza dal trio petrolio – plastica – moda?”

Fashion e-Zine vorrebbe sapere cosa ne pensa a riguardo un buyer, figura imprescindibile del fashion system, poiché non solo interpreta il prodotto, ma cosa ancora più importante si rapporta direttamente con il cliente.

Sanni Restuccia ci concede il suo punto di vista riguardo le tendenze del futuro e di come, alcuni avvenimenti, possano influire sulla moda.

 

Hai interpretato diversi ruoli nel campo della moda, ma quanto ti senti vicino al lavoro di buyer?

Lavorare da oltre un decennio nel campo dell’abbigliamento mi ha reso molto critico rispetto a quello che può essere l’approccio al consumo. In questo senso cerco sempre di mettermi letteralmente nei panni del consumatore, tentando di capire cosa lo spinge a orientare la sua scelta su un prodotto piuttosto che su un altro.Porto avanti le mie attività di buyer e consulente alle vendite con lo stesso approccio con cui mi definisco un consumatore critico, informato e avveduto.

 

Tra gli svariati ruoli che hai occupato nel settore dell’abbigliamento, qual è quello che senti più tuo?

Sicuramente il ruolo di Export-Manager è quello in cui mi identifico di più e che negli ultimi quattro anni ho ricoperto in modo molto significativo. È una figura complessa caratterizzata da un mix eterogeneo di scienza economica e statistica,  conoscenze legali,  capacità di interpretare le tendenze ed il gusto dei singoli mercati , il tutto mediato da capacità di comunicazione con i propri interlocutori in maniera semplice, diretta e trasparente. Oggi piu’ che mai, individuare i partner giusti per stabilire relazioni equilibrate e durature su un nuovo mercato può costituire la fortuna commerciale di un’azienda. Proprio perchè non ho mai creduto nei “network chiusi”, che spesso si associano a questa figura, sento costantemente lo stimolo a stabilire un dialogo costruttivo con i nuovi interlocutori individuati in ogni singolo progetto di espansione su un mercato nuovo. Aggiungo che essendo un esterofilo convinto (come si conviene a ogni buon siciliano) ho sempre apprezzato la possibilita’ di viaggiare per la maggior parte dell’anno e di entrare in contatto sempre con culture e realtà diverse;  tutti fattori legati alle attività peculiari di questa figura professionale.


Come vedi la moda del futuro?

Descrivere la moda anche solo a livello concettuale è già difficile di per se come proposito e sinceramente riflessioni di questo tipo mi sono sempre suonate come “contorte elucubrazioni”. La moda e le tendenze rappresentano sicuramente importanti fenomeni che sono indice del “costume vero e proprio” di ogni singolo periodo storico, con profonde interconnessioni con il tessuto sociale all’interno del quale si sviluppano.Fare previsioni sulla moda equivale a fare previsioni sul futuro, e per quanto esistano validi strumenti di analisi, rimane sempre, per fortuna, una certa alea che rende tutto più interessante in quanto imprevedibile. Allo stesso tempo posso affermare che mi piacerebbe vedere risorgere le botteghe “artigianali” con i loro abiti su misura e la loro incredibile capacità di rammendare qualsiasi capo, magari per far tornare a respirare fuori dall’armadio una vecchia giacca del nonno. Sarebbe bello se venissero promossi offerte formative valide volte a riavvicinare i giovani a questo tipo di attività artigianali legate alla tradizione.  Del resto si è dimostrato ampiamente fallimentare pensare che tutti potessero diventare avvocati, medici o manager di successo.

 

Pensi che il settore moda abbia dei dictat troppo radicati o al contrario pensi che negli ultimi anni stia cambiando qualcosa?

Il settore della moda è stato storicamente caratterizzato da varie rivoluzioni che si sono riproposte in maniera ciclica; è  l’unico settore dove non esistono verità assolute e dove c’è sempre stato spazio per visionari ed innovatori, proprio a causa di quel doppio filo che la lega all’arte in maniera indissolubile. Naturalmente è sempre stato importante riuscire a mediare il tutto con la possibilità di rendere appetibile alle masse anche il prodotto che poteva sembrare più impossibile da diffondere. Basti pensare all’introduzione sul mercato di un prodotto come la minigonna. Se invece vogliamo focalizzare l’attenzione sugli ultimi sette anni, intesi come ciclo socio-economico, abbiamo già assistito a notevoli cambiamenti, soprattutto in termini di mercato, di approccio al consumo e coscienza di acquisto. In maniera lenta, ma inevitabile, ogni consumatore sta sviluppando un proprio gusto personale anche in un mercato apparentemente molto massificato. Per fortuna alcuni squallidi ed obsoleti meccanismi di identificazione “nel marchio come logo, prescindendo da valore intrinseco e qualità ”  stanno venendo sempre meno, questo anche grazie alla moda accessibile proposta da alcune grandi catene.

 

Visto il progressivo esaurimento del petrolio e dunque la consequenziale sopravvalutazione di un elemento come la plastica, fino ad oggi sinonimo di risparmio, come credi reagirà la moda?

Negli ultimi anni un’attenzione particolare all’ambiente è stata promulgata attraverso l’utilizzo di nuove tecniche di tintura dei tessuti meno impattanti a livello ambientale. L’utilizzo di materiali organici, di materiali riciclati, e la conseguente promozione mirata a promuovere l’acquisto di prodotti realizzati con metodologie e materiali sostenibili, hanno fatto si che si sviluppasse un atteggiamento più cosciente da parte dei consumatori in fase d’acquisto.Contemporaneamente però, la gente è stata abituata per diversi decenni a intendere i materiali plastici come scadenti e non sarà facile far pensare loro che la plastica rappresenterà l’ultima frontiera in termini di lusso ed esclusività. E poi viene da chiedersi se sia questo il materiale di cui avremo davvero bisogno anche in futuro.

 

La plastica è un materiale sicuramente poliedrico che si presta ad essere manipolato secondo le varie esigenze. Qual è secondo te l’approccio di un artista verso questo materiale e quanto le sue caratteristiche potrebbero influenzarne la creatività in fase di progettazione?

Devo ammettere, mio malgrado da un punto di vista prettamente ecologista, che sono sempre stato affascinato dalla plastica, soprattutto per la sua semplicità di adattamento agli scopi e agli utilizzi più disparati e per la semplicità con cui si colora e modella in fase produttiva. La plastica ha tuttavia tanti pregi quanti difetti: tanto resistente e poliedrica, quanto difficile da smaltire e ormai costosa da produrre. Anche se ormai vengono riconosciute come “poco sostenibili”, mi sento affezionato alle materie plastiche considerando che come figlio degli anni ‘80 ho vissuto circondato da questo materiale: giocattoli, dischi in vinile, contenitori delle bibite, fino ad arrivare agli stivali anti-pioggia in gomma. Plastica ovunque e sicuramente troppa!.  I designer che oggi si trovano a realizzare nuovi progetti che prevedano l’utilizzo di materie plastiche dovrebbero pensare ad utilizzare come fonte di approvvigionamento soltanto materiale proveniente da impianti di riciclaggio. In ogni caso ormai i processi produttivi e le possibilità di utilizzo sono ben note a tutti i livelli, anche se nuove frontiere, più in termini stilistici che in termini tecnologici, possono sempre essere varcate.

 

Si parla da tempo di una moda futuribile che vede come prossima tappa lo spazio inteso come galassia. Come si muoverà secondo te una moda che da sempre è legata al passato e al revival?

La “space-age”, per quanto attraente, è un fenomeno vecchio di ormai cinquant’anni. Se invece parliamo di materiali atti a sostenere viaggi spaziali esistono da quando l’uomo è riuscito varcare i confini dell’atmosfera, certo è che negli anni i materiali si sono evoluti tecnicamente in maniera inarrestabile ed esponenziale. Prossimo passo, dunque, sarà quello dedicato alla diffusione in larga scala di prodotti di questo tipo rendendoli più appetibili dal punto di vista dello stile e più pratici in termini di utilizzo. E da qui a trasferire retaggi stilistici passati, il passo sarà breve. Del resto la moda è sempre stata fatta di ispirazioni, imitazioni malcelate, corsi e ricorsi. “Picasso diceva che l’artista mediocre imita, mentre  il grande artista ruba”. Avere coscienza di come questo meccanismo abbia funzionato per troppo tempo, non necessariamente si traduce in passiva accettazione. Mi piace pensare che una ventata di freschezza innovativa, di stile rivoluzionario e di nuovi materiali arrivi a legarsi a quella che definirei, in maniera ardita, la “Real Space Age”.


Attraverso una visione più commerciale come credi reagirà la gente, riuscirà a concepire la plastica come nuovo bene di lusso?

La triste verità è che la plastica è sempre stata un bene di lusso, considerando soprattutto i costi indiretti ad essa collegati in materia di disastri ambientali e scarsa sostenibilità, soltanto che non ce ne siamo mai resi conto. Se qualcuno ce lo avesse spiegato sicuramente lo avrebbe fatto a a discapito degli interessi di ogni singola azienda, del sistema in generale e del progresso inteso in termini di sviluppo sociale ed economico mondiale. Sono comunque pronto a scommettere che sicuramente in un futuro prossimo qualche talento creativo sarà in grado di reinterpretare la plastica in maniera tanto originale, dandole un appeal talmente forte da vincere la scommessa di far percepire una materia prima che in precedenza veniva intesa come “di scarso pregio” come un qualcosa di lussuoso ed esclusivo. Non dimentichiamoci mai che la moda intesa in termini di prodotto, per funzionare ha assolutamente bisogno di far sognare…a tutti i livelli!